Albertina Wien

MODIGLIANI E SCHIELE

Due distinte mostre dedicate a due giganti d’inizio Novecento, sono state appena inaugurate all’interno dell’impero museale Albertina. Nella sede principale, in Albertinaplatz, campeggia la singolare personalità di Amedeo Modigliani (1884-1920), curata da Marc Restellini, mentre all’Albertina Modern di Karlsplatz c’è Egon Schiele  (1890-1918), quale pioniere di una rivoluzione sul tema del ritratto, curata da Elisabeth Dutz. Al dunque, artisti coetanei, emblematici ed entrambi “maledetti” , pur operanti in ambienti geograficamente distanti, ma accomunati da un ambiente culturale aperto ad un radicale rinnovamento. I due artisti, infine, pur concentrati entrambi sulla figurazione del corpo umano, hanno espresso un linguaggio pitturale differente e singolare, iconicamente ben marcato all’interno dell’arte moderna.

MODIGLIANI 

L’evento Modigliani – semplicemente questo il titolo – s’inquadra nella celebrazione del centenario della sua morte, giacché doveva tenersi lo scorso anno, un anno proibitivo per le ovvie ragioni. Oggi, un’esposizione senz’altro spettacolare, assemblando 130 opere provenienti dai maggiori musei e collezioni, e in particolare dal Musée Picasso di Parigi e dalla collezione di Jonas Netter, uno dei suoi storici mecenati. Se da un lato il percorso esplora il riferimento dell’artista al Rinascimento, è altrettanto evidente il richiamo all’arte arcaica, sia africana che egiziana, greca o orientale, e pertanto una rivoluzione primitivista. Al tempo stesso l’opera di Modigliani è giustapposta a quella di artisti come Picasso, Brancusi, Derain.

Egon Schiele, Autoritratto con le palpebre abbassate (1910), Albertina Vienna

SCHIELE

Dal canto suo, come accennato, l’Albertina Modern, ha inaugurato l’esposizione Schiele und die Folgen (Schiele e le conseguenze). Il taglio curatoriale è netto e quasi inesplorato rilevando le tracce di un nuovo modo di concepire l’autoritratto, che ha poi influenzato il Novecento. Conseguenze visibili in artisti della generazione dopo il ’45 per effetto della catastrofe e delle lacerazioni interiori prodotte dalla seconda guerra mondiale. Ricapitolando, con Schiele perde importanza il valore tecnico della netta somiglianza dei volti e delle figure, penetrando di colpo negli abissi della psiche. Schiele, schivo e semplice nella vita sociale, nelle visioni artistiche di sé dà scandalo: si ritrae ora come rachitico, ora nell’atto di masturbarsi, o in altre particolari configurazioni. In mostra ci sono venti suoi autoritratti.

Arnulf Rainer, Selbstporträt (1968/70), Albertina Vienna/ Familiensammlung Haselsteiner © Arnulf Rainer

A cui fanno seguito gli autoritratti “inquieti” di famosi artisti – che in qualche maniera ne proseguono la tendenza, senz’altro aprendo la strada all’Azionismo viennese, come in Günter Brus, Valie Export, Arnulf Rainer. Poi la mostra documenta “le conseguenze”. Ossia autoritratti di gente non comune, come Georg Baselitz, Jim Dine, Karin Mack, Cindy Sherman, Maria Lassnig, Erwin Wurm e altri.

Fino al 9 gennaio 2022
Modigliani
a cura di Marc Restellini
ALBERTINA MUSEUM
Albertinaplatz 1
www.albertina.at

Fino al 23 gennaio 2022
Schiele und die Folgen
a cura di Elisabeth Dutz
ALBERTINA MODERN
Karlzplatz 5
www.albertina-modern.at

Il museo del Duomo

CREAZIONE FRAGILE

Mathias Kessler, Nowhere to Be Found (2010), Galerie Heike Strelow

Anche il Dom Museum, istituzione posizionata giusto accanto alla cattedrale di Santo Stefano, fa sentire la sua voce sull’argomento più dibattuto da scienziati, ecologisti, persone di buona volontà, e artisti, dedicando una lodevole esposizione al rapporto spezzato tra uomo e natura. Fragile Schöpfung (Creazione fragile) non è principalmente una mostra sul clima, incentrata sulle distopie attuali o future. È piuttosto un dialogo con il pubblico che tenta di suscitare un sentimento di armonia e di conciliazione con il Creato al fine di sensibilizzare la coscienza collettiva nell’aprire vie d’uscita dal disastro. Non mancano visioni naturalistiche piene di energia vitale. Una delle opere più significative del percorso, tanto quanto funzionale al tema, è un dipinto poco noto di Caspar David Friedrich, databile 1825. Può davvero essere considerato l’opposto del suo celebre Viandante sul mare di nebbia, eseguito alcuni anni prima. In una notte di luna piena, nel profondo di una gola di montagna, un uomo immerso nelle tenebre osserva un paesaggio seducente e angoscioso al tempo stesso. Immaginiamo che l’opera avrà messo adrenalina nelle vene dei romantici del tempo, accaniti lettori dei suggestivi Inni alla notte di Novalis.

Fino al 3 ottobre 2021
Fragile Schöpfung
a cura di Johanna Schwanberg e Klaus Speidel
DOM MUSEUM
Stephansplatz 6
www.dommuseum.at